Il Carbone dolce e la Befana

La Befana, un po’ come  Babbo Natale, è in grado di distinguere tra i bambini che sono stati buoni e quelli che si sono comportati male durante l’anno: ai primi porta cioccolatini e caramelle varie, e agli altri del carbone o in qualche regione italiana dell’aglio. In ogni situazione, i regali vengono depositati in  calze che vengono lasciate appese vicino alla finestra o al camino.

foto antica
Attesa della befana

La Befana è una personificazione al femminile , è rappresentata con una  gobba, con il naso adunco, vestita di stracci e con le scarpe rotte e viene festeggiata nei 12 giorni che seguono il Natale, culminanti in coincidenza con l’Epifania. Ma la sua figura è ben più antica dell’avvento del cattolicesimo. L’origine della Befana risale ad antichissimi riti propiziatori pagani, intorno al X-VI secolo a.C., che chiudevano il raccolto dell’anno trascorso e si preparavano ad accogliere quello dell’anno nuovo.

Gli antichi Romani ereditarono questi riti, associandoli al loro calendario e celebrando il periodo tra la fine dell’anno solare, fondamentalmente il solstizio invernale e la ricorrenza del Sol Invictus. La dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura.

I Romani credevano che in queste dodici notti delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti. Da qui nasce il mito della figura “volante”, dapprima identificata in Diana, poi associata a una divinità minore chiamata Sàtia (dea della sazietà), oppure Abùndia (dea dell’abbondanza).

carbone dolce
Carbone dolce

La storia cristiana che porta all’odierna Befana invece è collegata ai Re Magi e a un’anziana donna che la notte dell’Epifania si rifiutò di indicare la strada per raggiungere il bambino Gesù, nato pochi giorni prima. Pentita per non aver aiutato i 3 magi arrivati da Oriente a Gerusalemme, la donna li andò cercando per il villaggio con un cesto pieno di dolci ma senza fortuna. Da quel momento la tradizione vuole che sia lei a portare ai bambini i golosi doni per cercare il perdono per l’aiuto non dato.

Le  nonne raccontano, che per i bambini più monelli, per punizione si faceva trovare  nella calza il carbone vero, quello del camino, nero, che macchia le mani e impossibile da mangiare o sacchetti di cenere, a altri pezzi di legno o trucioli, paglia e sassi. Oggi il carbone nero si trova raramente nella calza, ma la versione dolce spopola in modo incredibile, tanto che i pezzetti irregolari a base di zucchero semolato, zucchero a velo, albume e acqua si possono trovare sia in  versione dark ma anche in svariati colori.

Per la ricetta contattatemi pure….

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